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martedì 22 novembre 2011

Lettera a Cubo - 10th Moon

Lunedì, 18 Aprile 2011
Dieci Mesi



Così, puro e semplice. Dieci mesi per me e per te. Dio… ho battuto ogni record. Se me l’avessero detto quando è iniziato il nostro “esperimento”, avrei scosso la testa dicendo: “Figurati. Ci ammazzeremo a vicenda prima”.

Ed eccoci qua. Un pochino sono imbarazzato. Tu mi imbarazzi, anche se sembro senza vergogna. Mi fai vergognare fino al midollo, stare vicino a te mi fa sempre sentire inadatto, goffo, impacciato. Come se fossi il mio primo ragazzo.

Ma forse sei il primo a contare davvero.



Dieci mesi di alti e bassi.



bassi, oltre a me, novello hobbit, sono stati tanti. Siamo due persone tremendamente diverse. Io ho un carattere di merda, tu hai un modo di essere a tratti irritante e che mi verrebbe voglia di sbatterti giù dal balcone. Ci siamo presi a male parole (non insulti, solo aggressioni verbali) più volte. Novanta volte su cento sono stato io a farti a pezzi. Ho uno scarsissimo controllo sulla mia rabbia. Mi dispiace.



Due mondi opposti.

Io mi espongo, mi metto in vetrina, condivido con tutti, che lo vogliano o meno. I miei amici mi conoscono come le mie tasche, mi leggono nel pensiero. Io intanto desidero far sapere al mondo tutto quello che mi passa per la testa, perché non temo il giudizio altrui sui miei pensieri o su quello che faccio. Lo temo solo sugli ambiti sui quali non ho il minimo controllo.

Tu vivi tante vite che tra loro si intersecano a fatica. Hai amici che non conosco, trascorsi misteriosi e un passato “trasgressivo” che forse in parte non voglio sondare. Che mi spaventa. Fosse per te, la “situazione” tra me e te doveva restare una cosa privata. Io ti ho fatto violenza e ti ho introdotto in un Lato Oscuro che già ti conosceva come “quello che stavo frequentando”. E ti chiedo scusa anche di questo, ma col senno di poi ci ha creato una sacca di tranquillità emotiva dove possiamo essere Noi Due pur restando inseriti nel mondo. E per me, credimi, non è poco.







Gli alti ci sono. Oh, se ci sono. Ho sempre il terrore di diventare melenso quando parlo con te , ma sappi che per me è “alto” ogni momento che posso trascorrere con te. Ora, non voglio dire quello che non posso dire. C’è una sorta di understanding tra noi due che comporta la non-espressione del sentimento, ma il suo metterlo in pratica per dimostrarlo all’altro. Ma sappi che mi mordo la lingua fin troppe volte. Sei familiare col concetto di Sublime? Ecco. Ci sono momenti in cui mi sento a tal punto pieno di te, della tua presenza al mio fianco, dei tuoi capelli mentre li accarezzo, della tua testa in grembo, della tua figura elegante e decisa che mi apre la strada, che mi guida… che mi verrebbe voglia di vuotare il sacco e urlarlo. Ma poi? Una volta che ti ho detto che […]? Lo banalizzerei. È una cosa agrodolce, credimi. Sentirlo. Poterlo dire. Essere a tal punto immerso in un sentimento così chiaro e definito ma non poterlo pronunciare. Io, un linguista. Io, un futuro traduttore. Io che con le parole ci lavoro, me le precludo per te.

Perché, una volta detto, non potrò mai più ridirtelo per la prima volta.

Solo per questo.



Mi stai facendo crescere. Sono una persona incasinata, difficile, a tratti bipolare. Alterno momenti di vitalità ed esultanza (neanche fossi Len) a momenti di morte interiore. Che cazzo vuoi, son fatto così. Affronto ogni critica, ogni rimbrotto, come se fosse una battaglia da cui posso solo uscire vincitore. Aggredisco violento e colpisco dove so che fa più male.

 Ma sto cambiando. Sto smussando questi angoli spigolosi. So che seidiverso da me – so che se fossi come me ti odierei –, l’ho accettato, ho imparato ad apprezzarlo. Ogni tanto soffro per delle differenze apparentemente inconciliabili (come il fatto che io ho bisogno che mi si chieda di intervenire in caso di bisogno, mentre tu non chiederesti mai aiuto). Ti tiro delle menate interminabili che poi mi rimbalzano contro immediatamente quando mi rendo conto dell’assurdità delle mie posizioni. Sto imparando a chiedere scusa.

E per me è davvero, davvero difficile.



Ma tu ci sei, meraviglioso mistero. Ogni tanto mi domando esattamente Che Cosa Sei.

Sì, proprio quella domanda etichettosa che tanto ti spaventa.

Perché, capiscimi, sei un bel rebus.



Eri già nella mia vita da cinque anni, poco più di una bella comparsa. A ottobre 2009 mi accorgo che mi piaci. Poi subentra il periodo Ax. A dicembre dello stesso anno ti racconto di me. A giugno con Ax va tutto a puttane. E c’eri tu. Subito tu.

Com’è successo? Sei etero. Lo so che sei etero. E allora perché io?

Se proprio doveva essere un esperimento (all’inizio era così per entrambi, no?), come mai hai sentito di volerlo provare? In nome di quell’apertura mentale che ti contraddistingue per cui un rapporto è sempre e comunque un rapporto nonostante il genere dell’altro?

Strano. Strano forte. Sei stato il primo ad accorgerti che o la fisicità si accompagna all’orientamento sessuale o il tuo corpo si oppone in ogni modo.

Eppure ci sei.

Ci provi.

Ci proviamo entrambi.



Ogni tanto temo di rovinarti la vita e la salute. Temo che ti sto inconsciamente costringendo a fare qualcosa che non ti piace, che non senti giusto per te. Saranno seghe mentali, ma vorrei condividere questo dubbio con te.

Mi rassicuri sempre, dici che hai una voglia matta… ma lo dici a me o a te?

Guarda che se ti accorgessi che proprio non fa per te devi dirmelo subito.

Come tu stai rinunciando a una comoda vita da etero con tutte le donne che vuoi, così io posso rinunciare a certi aspetti della mia sessualità fisica.

Solo permettimi di stare al tuo fianco…



Solo questo.

Pre Irlanda. Durante Irlanda. Eventualmente Post Irlanda.

E se, come ci auguriamo, il Durante Irlanda si trasformasse in Per Sempre Irlanda… Potrei scavarmi una nicchia vicino a te? Non voglio rovinare la tua esperienza. Il tuo sogno. Me ne sto qui, buonino buonino, a finire i miei studi e quant’altro. Ma qualora il sogno si realizzasse… posso raggiungerti?



Non volevo stordirti di parole. Di solito il cianciatore dei due sei tu.

In origine questa doveva essere una pagina di diario che parlasse di ognuno dei giorni che ci terranno separati. È diventata una celebrazione di noi due, un accumulo di mie paranoie e forse anche una dichiarazione d’amore.

Spero ti piaccia comunque.

Torna presto, Cubo. Dobbiamo festeggiare i nostri dieci mesi insieme.

Ti voglio bene
Coro del Castello

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