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martedì 22 novembre 2011

Concrete & Fading away and back (continua)

Martedì, 31 Agosto 2010
Il viaggio in macchina è proseguito senza troppi intoppi.



Arrivato a metà strada mi accorgo di stare praticamente dormendo. Dopo aver passato 4 giorni a riposare solo un'ora per notte, il mio corpo cominciava a prendersi la sua rivincita.



In quel momento inizia una conversazione che avrebbe messo in discussione la mia stessa esistenza.



Len: "zzzzzz (sedile posteriore)"


Boss: "Devo confidarti un segreto. Da gennaio a questa parte soffro di allucinazioni"


io (ridendo): "Ceeerto! A quando i numeri del lotto?!"


Boss (ridacchia): "No, davvero. Sono seria! Ogni tanto vedo cose fuori luogo, cose che non dovrebbero esserci, gente che non esiste."


io (turbato): "Ma davvero? ...per esempio?"


Boss: "A casa ultimamente sbatto contro la porta del bagno. La vedo spalancata quando in realtà è chiusa. Ogni tanto vedo persone sconosciute in contesti famigliari. E sento voci di persone che non ci sono.  ... Ad esempio in questo momento vedo delle statue di Nettuno lungo il guard rail a intervalli regolari."


io (sempre più turbarto e suggestionato): "Ma... devi vedere un dottore! È pericoloso!"



In quel momento vedo in lontananza una luce verde.



io: "Cosa ci fa una farmacia in autostrada? Aspetta... ci leggo qualcosa... A...Arabic??"


Boss. "Accosta. Stai dormendo. Accosta lì dai, cambio al volante. Quello è un albergo..."



Vedo come un onda rossa attraversare la croce verde. Diventa l'insegna di un motel con scritto "Magic". Incredulo esco in un'area di servizio e mi scambio di posto con la Boss.



io (distrutto, spaventato ma incapace di addormentarmi per non lasciarla sola al volante): "Quindi... come distingui la realtà dalle visioni?"


Boss: "Se è troppo strana è un'allucinazione. Anche se a volte mi appaiono anche cose molto famigliari..."


io (improvvisamente con la pelle d'oca): "Ma quindi...come puoi essere certa che io sia qui in questo momento? E se io fossi rimasto in quell'area di servizio e quella che ora ti parla fosse un'allucinazione? E se io non ci fossi affatto? Se non fossi mai esistito?!"


Boss: "Ti tocco. Ci sei. Almeno credo."




In quel momento scendiamo al limite del sogno. Le macchine davanti mettono le quattro frecce. Rallentiamo. Guardiamo fuori dai finestrini.


Un martello per terra.


Un pezzo di legno.


Un'intera catasta di legna distrutta.


Un camion rovesciato sul fianco, completamente distrutto.


Dopo il camion, nascosto nell'oscurità, un maiale brucava il guard rail.


Dietro di noi un tir leva dei lamenti mostruosi. Il suono di una nave che entra in porto si ripete 4 volte.


Io improvvisamente capisco il significato di "freak out".



Io non ci sono. L'irrealtà è palpabile. Io non posso esserci. Chi c'è qui? Chi occupa questo spazio?
Capisco ad un tratto di essere un prodotto onirico. Sono un mio sogno. Probabilmente sto dormendo sul sedile. Mi tiro un pizzicotto. Un altro. Un altro ancora. Mi faccio male. Non mi sveglio. Aiuto... forse il cambio con la Boss non c'è mai stato. Forse ci siamo schiantati contro il guard rail dopo un mio colpo di sonno e ora sono in coma. Cominciai a divincolarmi sul sedile. Mi sentivo sulla mia stessa punta della lingua. Mi sfuggivo. Cosa succede? Cosa succede?!


CHI SONO?!




Non è un Crollo. La costruzione regge. Ma le figure, i semi, i numeri... tutti si sciolgono. Colano lungo le pareti del Castello raccogliendosi in una pozza rossonera. Il Castello esiste. Ma non c'è. JollyNero e JollyRossodominano dall'alto un costruzione di Carte bianche, campioni e signori incontrastati della più totale irrazionalità.




Svengo. Mi addormento. Perso i sensi.




La Boss mi racconterà poi che ho parlato senza sosta, alternando momenti di veglia a momenti di morte apparente. Parlavo di campeggi, di ragazze con fidanzati che le trascurano, di statue e maiali. Di case che cambiano. A un certo punto vede in braccio a me un ragazzo. Capelli lunghi, pizzetto, non troppo alto. Mai visto.




Arriviamo a casa mia alle 5.00. Tremo. Sono terrorizzato. Apro il divano letto per Boss e Len. Mi sbatto sul mio letto. Nero.



Dopo un sonno ristoratore, alle 14.00 apro gli occhi. Sento dei rumori di là. Vado in sala e trovo Len e Boss che si picchiano allegramente, e mi saltano addosso appena mi vedono.



MA ALLORA CI SONO! E se loro si conoscono... se loro hanno litigato e fatto pace... se ora siamo qua noi tre... allora sono sempre esistito.


Ed ecco allora una forza mai provata prima. È la consapevolezza di esistere, di esserci, di occupare un volume, di pesare sulla terra e di spostare verso l'alto una massa d'acqua pari alla mia ogni volta che mi immergo.



La Boss continua ad avere allucinazioni visive e sonore. Ma le prendiamo tutti con filosofia.




Sollevato, preparo una paella per tutti e tre.





Istantanea, eh. Non sono mica Benedetta Parodi.

CastelloDiCarte

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